Quando è necessario rivolgersi al giudice?

Nonostante i tentativi in via bonaria, il credito spettante all’impresario per lo svolgimento di un servizio funebre può ancora risultare insoddisfatto. In questo caso non vi è altra soluzione che tutelare la propria posizione creditoria davanti all’autorità giudiziaria con il deposito di un ricorso per decreto ingiuntivo. Il procedimento di ingiunzione è disciplinato dall’art. 633 del Codice di procedura civile ed è un procedimento speciale cosiddetto sommario, più snello e più veloce rispetto a quello ordinario, con il quale il titolare di un credito liquido, certo, esigibile e fondato su prova scritta può richiedere all’autorità un provvedimento (decreto ingiuntivo) con il quale il giudice ordina al debitore di pagare una certa somma entro quaranta giorni dalla notifica del decreto stesso. Nel proprio ricorso l’impresario deve fornire al giudice la prova dell’esistenza del suo diritto di credito tramite la prova scritta. Questa può senz’altro essere la fattura del servizio funebre svolto. La fattura regolarmente emessa, infatti, presenta i requisiti idonei a provare che il credito non solo è esistente, ma che è certo, liquido ed esigibile. Nel caso si voglia poi indicare ulteriormente il fondamento del proprio credito, si potrà allegare al ricorso anche l’estratto autentico notarile delle scritture contabili, come prevede l’art. 634 del Codice di procedura civile. Sarà poi utile allegare qualsiasi documento che possa provare l’esistenza del proprio diritto, come il contratto del servizio funebre e, se è stato firmato dal debitore, il piano di rientro del debito.Ci si rivolgerà al giudice di pace per i crediti di valore non superiore a € 5.000,00, al tribunale invece nei casi in cui la cifra sia superiore. Davanti al giudice di pace il creditore può agire personalmente, senza assistenza dell’avvocato, nelle cause di valore non superiore a € 1.100,00. Negli altri casi sarà necessario conferire l’incarico al proprio legale

Decreto ingiuntivo