
Una grande folla ha voluto dare l’ultimo saluto a Umberto Eco, scomparso lo scorso 19 febbraio a 84 anni. Una cerimonia laica, come voleva il noto scrittore e semiologo, che si è svolta presso il Castello Sforzesco a Milano ed è stata organizzata dall’impresa San Siro, che ha messo a disposizione 14 uomini, un’autofunebre, 4 furgoni e 2 pullman per il trasporto. Contattata direttamente dalla famiglia, l’impresa milanese si è subito attivata per organizzare, come richiesto, una cerimonia funebre sobria, poco appariscente e breve. Anche se, naturalmente, non è stato molto semplice considerati la notorietà del personaggio, il desiderio della popolazione di rendergli omaggio e i numerosi interventi in suo ricordo da parte di amici, esponenti del mondo politico e della cultura, tra cui Elisabetta Sgarbi, con la quale aveva da poco intrapreso una nuova avventura creando la casa editrice La nave di Teseo.

Anche la stampa estera ha dato ampio spazio sulle proprie testate alla notizia della scomparsa di Umberto Eco.
La camera ardente è stata allestita in casa, nel suo storico studio, che il feretro ha lasciato solo per raggiungere il Castello Sforzesco. Un clavicembalo e una viola da gamba hanno reso la cerimonia ancora più toccante ed emozionante suonando, all’inizio e alla fine, due composizioni barocche. Sono tanti e differenti i ricordi che legano amici, intellettuali, famigliari e collaboratori a Umberto Eco. Uomo di grande cultura, professore amante dell’insegnamento, amico ironico, saggio e sensibile, scrittore apprezzato in tutto il mondo, filosofo, esperto di comunicazione e semiologo. Ma anche un amato nonno, orgoglio del nipote che lo ricorda per le storie, i viaggi e la musica.